A bocce ferme - Marco Malvaldi

A bocce ferme - Marco Malvaldi

Settimo libro di Marco Malvaldi, edito da Sellerio, della serie del "BarLume", iniziata nel 2007 con "La briscola in cinque" e proseguita con successo. 
I protagonisti sono quattro ottuagenari pensionati che trascorrono le loro giornate a gozzovigliare, chiacchierare, orecchiare conversazioni e casi da risolvere seduti comodamente nel BarLume di Massimo il barrista, a Pineta, ridente località balneare toscana. Il Barrista ha come fidanzata Alice Martelli, vicequestore della cittadina e, dunque, sono sempre tutti belli informati su ciò che accade attorno a loro. E si divertono a fare i detective.

Questa volta i vecchietti del BarLume (Aldo, Ampelio, Pilade ed il Rimediotti) sono alle prese con un "cold cheis" che si riapre per questioni di eredità.
Alberto Corradi, proprietario dell'azienda farmaceutica Farmeis, muore placidamente nel suo letto ma l'apertura del testamento accoglie l'erede unico, il figlio Matteo Corradi, con una confessione: è stato lui, Alberto Corradi, ad uccidere suo padre putativo nonché fondatore dell'azienda, Camillo Luraschi nel 1968. Dunque, se ad indagini concluse si confermasse ciò che il defunto ha scritto nel suo testamento, l'erede non potrebbe ricevere l'eredità che gli spetta poiché questa sarebbe da sequestrare.

Un giallo che si tinge di Storia e di qualche risvolto politico (sempre molto equilibrato Malvaldi, che non si espone mai oltre il dovuto, d'altronde è un chimico e di equilibri se ne intende) che vede coinvolti i membri della MagliadiLana in prima persona, quando ancora erano arzilli lavoratori e conoscevano di persona Camillo Luraschi, ricordando bene la notizia della sua morte. 
Proseguendo con le indagini, ci si imbatte in nuovi delitti e depistaggi volti ad occultare il vero colpevole, ma tra una Campana del Re suonata da Massimo ogniqualvolta qualcuno azzarda una "cazzata clamorosa", e qualche "dè" toscanaccio, forse anche questo capitolo può essere risolto in collaborazione tra le parti.

"Dè - disse Ampelio.
Da queste parti, il monosillabo in questione può avere uno spettro di significati pressoché autocompleto, a seconda di come lo si pronuncia e riflette il bisogno ancestrale dell'essere umano di dire qualcosa anche quando non c'è veramente bisogno di dire niente. Si può esprimere ammirazione - de' prolungato, in crescendo come tono ma in diminuendo come volume - disapprovazione - de' corto, amaro e che lascia a bocca stretta e storta, come un caffè del distributore automatico - o anche mera accettazione dei fatti, con un de' neutro, pronunciato scuotendo la testa, esattamente come aveva appena fatto Ampelio."

La capacità di Malvaldi è quella di far ridere mentre si parla di morte, esorcizzandola in qualche caso e rendendola più accettabile. 
Questa risata che sale spontanea dalla gola ogni volta che mi trovo alle prese con un suo libro è l'arma vincente per portare avanti questa serie: i vecchietti sembrano essere i protagonisti, ci rimangono impressi, ci ricordiamo di loro e, ammettiamolo, chi non ha mai conosciuto un nonno o una nonna un po' simili a loro? Che si impicciano di tutto ma sono convinti di farlo senza darlo a vedere, con nonchalance. 
La figura del barrista è altrettanto ben delineata e caratterizzata, Massimo è burbero e borbotta di continuo perché i suoi clienti più affezionati vorrebbero mangiare e bere nella sala biliardo, ed ogni volta è una lotta per mandarli fuori; vorrebbero essere messi al corrente di ogni progresso fatto in ogni caso, e spesso con un complimento fatto al momento giusto, ottengono ciò che desiderano... ma in fin dei conti cosa sarebbe il BarLume senza Ampelio & co.?

"Non è solo che non puoi controllare tutto, Massimo. Secondo me è proprio il contrario. Le cose veramente importanti della vita succedono per caso. Se tenti di controllare ogni singolo aspetto della tua vita e di non fare niente che possa sfuggire alle tue previsioni, non ti succederà mai niente di veramente importante."

Solitamente non amo guardare le serie od i film che sono tratti da libri, ma in questo caso ho fatto uno strappo alla regola, puramente casuale: mi sono imbattuta in una delle puntate de "I delitti del BarLume" e ho capito subito che erano loro, senza bisogno di avere conferma dalle info del telecomando. Le ambientazioni, i personaggi, i dialoghi (!) erano precisamente come descritti nei libri e come li avevo immaginati nella mia testa in questi anni.
Quindi, per questa volta, chapeau alla produzione ed alla banda del BarLume capitanata da un grande Filippo Timi, che rende al meglio le qualità di Massimo e non stravolge, ma anzi omaggia gli scritti di Malvaldi.

A voi parole e commenti su questa ultima uscita da Casa Sellerio.
Alla prossima settimana con una nuova recensione, buona lettura e buoni sorrisini sotto i baffi!
Valentina

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